Utilizzo il termine manipolatori per comodità: si può trattare di uomini come di donne.
La caratteristica fondamentale, comune ad ogni singolo manipolatore sulla terra, è mentire. La manipolazione nella sua essenza è menzogna: si tratta di ingannare l’altro, dunque fargli credere come vero qualcosa che è falso o viceversa, così da portarlo ad agire nel modo desiderato. Possiamo dire che si tratta di un gioco di menzogna e di potere.
Per il manipolatore la menzogna è come una seconda natura: per questo può essere difficile rendersi subito conto della sua doppiezza. Anzi, il modo più efficace per indurre le persone a credere nelle proprie menzogne è presentarsi inizialmente come individuo affidabile, gentile, buono. Se prima non indossasse questa maschera, non prenderesti mai sul serio le sue successive bugie.
Inoltre, spesso i manipolatori si rivelano come persone dedite al vittimismo: vogliono passare come gli sfortunati della situazione, i poverini che hanno tutto il mondo contro e che sono fraintesi da tutti. Di solito nascondono questa dinamica all’inizio della conoscenza, mostrandosi brillanti e “vincenti”, ma col passare del tempo emerge in modo sempre più prepotente. Possiamo notare questo atteggiamento nella forma di narcisismo covert.
Tale attitudine ha dei vantaggi, come ho scritto nel mio libro Relazioni tossiche:
“Prima di tutto è un modo sicuro di far breccia nel cuore di una
donna sensibile e che magari sta vivendo o ha vissuto
un periodo difficile nella propria vita (…) Inoltre, lo status di vittima può essere presentato
come un’ottima giustificazione per i comportamenti sbagliati
che seguiranno successivamente nella relazione”.
Un’ultima caratteristica che possiamo individuare per ora è l’assenza (o debolezza) del senso di colpa.
Chi manipola lo fa in modo principalmente volontario, dunque è consapevole di ingannare la persona che si affida a lui: il partner, il familiare, l’amico. Possiede la capacità di comprendere il danno che causerà all’altro, ma semplicemente non se ne dà pensiero, non gliene importa: raggiungere il suo scopo è più importante.
Le persone maggiormente manipolatrici non mostrano alcun senso di colpa, in quanto il loro unico metro di giudizio è se un atto sia vantaggioso o no per loro. Ci sono altri manipolatori in cui invece emerge in alcuni momenti il senso di colpa, la percezione della sofferenza causata all’altra persona, e che possono arrivare a dimostrazioni di pentimento che sembrano genuine: ad esempio ricontattare l’ex partner e scoppiargli a piangere davanti agli occhi.
Non bisogna però lasciarsi impietosire e ingannare: si tratta di stati d’animo transitori. Anche l’espressione di quel senso di colpa è egoistica: viene attuata per liberarsi di un peso, non per un reale dispiacere per l’altro. Infatti, alla successiva occasione, il manipolatore si comporterà alla stessa maniera: mentendo, tradendo, manipolando.